lezioni teatro anno 08/09

venerdì 5 dicembre 2008

Uno del posto - (per mercoledì 10/12)

Io sono uno del posto. Ma non mi do delle arie per questo.
Io non fisso mai un estraneo con la minaccia: guai se non saluti per primo! Io non sbircio da dietro le tendine, perché non ho tendine. Da me non ci sono cartelli che avvertono di stare attenti a un cane che il suo stesso padrone definisce cattivo.
Io non ho una casa, solo un orto laggiù in mezzo la vegetazione selvaggia,con dentro una baita, la porta così bassa che ci sbatto sempre la testa. Forse qui non si accorgono neanche di me, ma qua io sono proprio un forestiero. Anche se do volentieri delle informazioni, è meglio non chiedermi niente perché indico sempre la strada sbagliata.
Quante volte, rendendomi conto delle mie informazioni sbagliate, mi sono nascosto dietro i cespugli temendo la rabbia di quelli che avevo spedito a smarrirsi.
Io sono uno del posto e sono spaventosamente irrequieto.
Non resisto a stare in casa e me ne vado in giro senza meta, e dappertutto è sbagliato, e così mi trascino di nuovo a casa e non trovo regolarmente la strada. Gli altri mi chiamano l'Atlante Ambulante. Tutto questo deriva dal fatto che, quasi ancora bambino, mi hanno messo nel riformatorio là dietro i monti... no... là... oppure là?...
per cinque anni, due mesi e tre giorni. Perché ho ammazzato mio padre. Gli ho spaccato la testa con la zappa mentre dormiva. Ancora oggi, quando leggo sul giornale qualcosa del genere, nel pensiero alzo di nuovo le braccia per colpire e dico:"Giusto".
Quando sono tornato a casa dalla prigione non avevo più palpebre. E fino adesso non sono rispuntate. Guardate. Per nascondere questo fatto ogni volta che incontro qualcuno giro la testa di lato e guardo da un altra parte. Per cui mi chiamano anche "l'uomo che guarda dietro i treni" oppure il "Baubau". Solo in presenza di estranei si abbassano a volte due palpebre, belle pesanti e morbide, qui su questi occhi che bruciano. Da lontano, quando vi ho visti, ho avuto paura che foste gente del posto, e volevo tornare indietro come di fronte a dei cani banditi di strada. Ma poi ho visto in voi, come si può dire? Una piccola frotta decente di estranei. E da cosa ho capito che eravate degli estranei? Dalle vostre voci uniformi. Perché qui quelli del posto o parlano a gola spiegata o bisbigliano. Quando è arrivato qui nel paese questo bisbigliare? Dio sia lodato degli estranei! Ho pensato. Ah incontrarvi mi ha fatto tornare in me! Non più vagolare qua e là, non più sbattere la fronte nella traversa della porta, non più indicare verso un Nord dove in verità c'è un Sud. Anche se non mi guardano affatto: un convoglio di colori che parlano. Una lingua che basta per me: non ho più bisogno di parlare con animali e pianete.Voi estranei mi siete famigliari vi conosco tutti quanti.

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